Chi sceglie di diventare padrone di un cane sa che si accinge a costruire un intenso rapporto di amore e fiducia e a vivere un’amicizia indissolubile che durerà per tutta la vita.
Succede a volte che l’amore incondizionato che questi animali sanno donarci, superi i confini del tempo e oltrepassi addirittura la morte. Ciò che desideriamo raccontarvi oggi ha davvero dell’incredibile. Riguarda un esemplare di Skye Terrier, razza di cane di piccola taglia a pelo lungo particolarmente dolce e affettuosa, e dimostra in maniera incontestabile quanto i cani sappiano amare e quanto forte possa essere il legame che stringono con il loro padrone.
La storia si svolge nella seconda metà dell’Ottocento in Inghilterra e, più precisamente nella città di Edimburgo, dove, nel 1856, un giardiniere di nome John Grey decise di trasferirsi insieme alla sua famiglia e al suo Skye Terrier di nome Bobby. Trovò lavoro come guardiano notturno e durante i suoi giri di pattugliamento, amava farsi accompagnare dal suo fedele amico che stava sempre al suo fianco. I due avevano un rapporto davvero speciale, si amavano molto ed erano inseparabili. Col tempo gli abitanti di Edimburgo cominciarono a notare questa coppia così speciale e a considerarla una presenza fissa e rassicurante per la loro incolumità.
Purtroppo il mestiere di guardiano notturno a quell’epoca non era così semplice come si potrebbe pensare: essere fuori casa ogni notte, esposto a qualsiasi tipo di condizione atmosferica minò la salute di John, che sfortunatamente il 15 febbraio 1858, dopo solo due anni dal suo trasferimento a Edimburgo, contrasse la tubercolosi e morì.
Fu sepolto nel cimitero noto come Greyfriars Kirkyard, cioè camposanto dei francescani, nella città vecchia di Edimburgo.
Il piccolo Skye Terrier non voleva rassegnarsi della perdita del suo amato padrone e da quel momento iniziò a trascorrere tutto il giorno nei pressi della sua tomba. Nonostante i tentativi di allontanarlo da parte del custode del cimitero, il cagnolino non ne voleva proprio sapere di andarsene, perché avvertiva che in qualche modo il suo padrone si trovava lì e non voleva lasciarlo.
Gli abitanti della zona, inteneriti da una così intensa dimostrazione d’affetto, gli costruirono una cuccia vicino alla tomba di John. Bobby si allontanava solo per mangiare in una vicina locanda dove spesso si recava con il suo padrone e i cui proprietari, commossi per la devozione che il cagnolino dimostrava, gli facevano trovare ogni giorno una scodella piena di cibo. A detta di alcuni, trascorreva i freddi inverni nelle case dei vicini, che ormai si erano affezionati a lui.
Poi, nel 1867 fu disposto che i cani randagi venissero abbattuti. Fu un duro colpo per tutti quelli che iniziarono a temere per la vita del loro piccolo amico. Tuttavia, Sir William Chambers, direttore della Società Scozzese per la Prevenzione della Crudeltà sugli Animali, decise di assumersi la responsabilità del cane davanti al consiglio cittadino e Bobby fu così salvo.
Per 14 anni Bobby rimase a vegliare vicino alla tomba del suo John. Quando morì fu, sepolto sotto South Brige, nei pressi del cimitero, perché gli animali non potevano essere sepolti in terra consacrata. Sulla sua tomba venne posta una lapide con la scritta: “Greyfriars Bobby, spirato il 14 gennaio 1872, a sedici anni. Che la sua lealtà e la sua devozione siano un esempio per tutti noi”.
L’anno successivo la filantropa Angela Burdett-Coutts fece erigere una statua e una fontana per commemorarlo.
Molti libri e film si sono ispirati alla vita di Bobby. Il più famoso è il film “Greyfriars Bobby” di Don Chaffey, tratto dall’omonimo romanzo di Eleanor Atkinson.
La storia che vi abbiamo raccontato è solo una delle tante che testimonia l’intensità del rapporto che l’essere umano può riuscire a costruire con il suo cane.
I cani conoscono solo l’amore e quando scelgono il loro padrone gli sono fedeli al di là dello spazio e del tempo.